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AI e paura

Perché abbiamo paura della AI? Perché l’Intelligenza Artificiale apre un così acceso dibattito? AI e paura del futuro, in generale, o del nostro futuro come individuo?

Una delle paure più sentite è legato al mondo del lavoro. Cosa faremo quando non avremo più bisogno di lavorare? Non riusciamo a vederci senza fare nulla. Come se tornassimo indietro di 2000 anni e chiedessimo a un patrizio romano di immaginare il proprio futuro se la schiavitù fosse abolita.

Noi e il lavoro è un’unione millenaria. Chissà se anche i nostri antenati considerassero un lavoro migrare e vivere di frutta e uova. Lo scendere dall’albero e andare a caccia di cibo è un lavoro. Noi lo abbiamo sostituito in vari modi, ma rimane la principale occupazione giornaliera.

Codice etico per politici - generata da AI
Codice etico per politici – generata da AI

Il secondo punto è la paura di perdere il controllo. L’incapacità di essere ascoltati da una macchina quando “secondo noi” sta facendo qualcosa di sbagliato. O al contrario, come tornare bambini e non essere lasciati liberi di fare quello che si vuole perché una macchina – genitore sceglie per noi.

La similitudine tra AI e genitore torna in diversi testi. Se l’AI è più intelligente di noi e conosce molte più cose di noi, ha senso affidarsi a lei o meglio sbagliare di testa nostra?

Codice etico per developers - generata da AI
Codice etico per developers – generata da AI

L’interrogativo che si pongono Sky Croeser e Peter Eckersley nella loro ricerca “Theories of Parenting and Their Application to Artificial Intelligence” è se, e come, crescere una Intelligenza Artificiale come un figlio.

Questa situazione può farci cadere in diversi bias:

  • Bias dell’automatismo: accettare ogni automazione, senza prendere in considerazione il fattore umano.
  • Bias dell’antropomorfismo: dare a ogni oggetto comportamenti e valori umani.
  • Crisi del bias dell’illusione del controllo: la nostra “falsa” sicurezza di poter controllare eventi futuri, andrà in crisi.

Abbiamo paura di una situazione che non possiamo prevedere e controllare. Oppure abbiamo il terrore che una AI prenda tutto di noi, pregi e difetti. In fondo, per quanto ci possa piacere pensarlo non siamo perfetti. O siamo così sicuri che andrà tutto bene da non vedere i pericoli.


E se avessimo semplicemente il timore che sia la AI a soffrire del bias di reattanza: fare il contrario di quello che le si dice per dimostrare la sua indipendenza. Di vivere la sua adolescenza e non ascoltare i consigli, i precetti, gli ordini, di noi genitori umani.